Ernia del disco: quando compare e come prevenirla

L’ernia del disco colpisce numerose persone e può essere causata sia da attività lavorative, sportive e non solo. Ne parliamo insieme al dottor Roberto Centemeri, medico del lavoro, posturologo e specialista del centro Monza Medicina. Il dottor Centemeri è responsabile dell’ambulatorio di posturologia dell’ospedale San Gerardo, professore a contratto presso l’Università Milano Bicocca ed ex componente della commissione ricerca scientifica della Federazione Italiana Sport Invernali.

Ernia del disco: quando compare

“Secondo la comunità scientifica ed in particolare l’associazione americana di neurochirurgia, il materiale del disco vertebrale degenera naturalmente con l’invecchiamento e anche i legamenti che lo tengono in posizione si indeboliscono progressivamente. Quindi basta anche solo uno sforzo, un movimento o una postura prolungata scorretta per causare la rottura del disco e quindi l’ernia – spiega il dottor Roberto Centemeri, specialista del centro Mome – Questo significa che le attività lavorative e quelle sportive sono le condizioni più comuni che possono generare l’ernia. Questa patologia può essere però limitata, verificando la presenza di una biomeccanica muscolo-scheletrica, in particolare del rachide, corretta”.

Come prevenire l’ernia del disco

Non si può dunque evitare la degenerazione legata all’invecchiamento, ma si può agire su quelle condizioni che la peggiorano come l’azione di forze sbagliate. “Per prevenire e curare un’ernia discale bisogna valutare le forze muscolari che agiscono sulle vertebre, favorendo il loro avvicinamento e di conseguenza lo schiacciamento del disco tra le vertebre. Questo significa che diventa importante valutare la postura statica e durante il movimento perché, a seconda della posizione delle ossa e del loro movimento, cambia la lunghezza dei muscoli scheletrici, ovvero dei muscoli che presiedono alle funzioni citare – continua Centemeri – Gli esami strumentali come la radiografia, la risonanza magnetica o la tac sono esami che permettono di verificare la presenza o meno della lesione del disco, ma non danno informazioni su come agiscono le forze muscolari sulle strutture coinvolte. Questo spiega anche perché a volte dopo un intervento con il quale si toglie un’ernia, quest’ultima può riformarsi”.

Gli esami di prevenzione

Pertanto diventa importante indagare le forze che agiscono sulla colonna vertebrale e in generale sullo scheletro, attraverso due esami non invasivi: l’esame stabilometrico e l’elettromiografia di superficie sotto sforzo. “Il primo esame permette di valutare la funzione dell’apparato neuro muscolo-scheletrico rispetto alla forza di gravità dell’ambiente in cui noi viviamo e capire se il corpo riesce a stare in equilibrio in modo stabile o meno. Un’instabilità, infatti, è espressione di un sovraccarico funzionale dell’apparato muscolo scheletrico. Il secondo esame, invece, permette di misurare la forza e soprattutto la potenza dei muscoli scheletrici durante un gesto specifico e quindi verificare se c’è una asimmetria o meno che può giustificare la comparsa di un’ernia lateralizzata a destra o a sinistra – conclude Centemeri, specialista di Monza Medicina – Quindi studiare la postura alterata e individuare le forze che la determinano, vuol dire poter agire sulla muscolatura che lavora in modo scorretto per ripristinare un equilibrio muscolo-scheletrico tale da limitare e prevenire la rottura del disco intervertebrale. In questo caso poi si agirà con allenamenti specifici di ginnastica o con l’utilizzo di plantari particolari che obbligano il corpo a posizionarsi in un certo modo oppure ancora andando a liberare eventuali articolazioni che si sono bloccate a seguito di traumi, movimenti ripetitivi o posture scorrette protratte nel tempo”.

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