Disturbo primario del linguaggio nei bambini: ne parliamo con la logopedista Citerà

Il disturbo primario del linguaggio (DPL) consiste nella difficoltà da parte del bambino ad acquisire la lingua a cui è esposto. Questa problematica è diventata molto frequenta negli ultimi, a causa della pandemia che ha ridotto notevolmente l’interazione dei piccoli in asili, scuole, sport e parchi. Ne parliamo insieme alla dottoressa Jessica Citerà, logopedista del centro Monza Medicina.

La dottoressa Jessica Citerà, logopedista del centro MOME

Laureata in Logopedia nel 2014 all’Università di Pisa, ha poi conseguito un Master di I livello in “Logopedia Clinica dell’Età Evolutiva” all’Università LUMSA di Roma nel 2020. La dottoressa Citerà si occupa di valutazione e presa in carico dei disturbi del linguaggio, della voce, della deglutizione e degli apprendimenti scolastici in età evolutiva e adulta. Partecipa attivamente a corsi, attività formative e di aggiornamento per logopedisti; svolge la sua attività al Centro Monza Medicina e all’interno del servizio di Neuropsichiatria Infantile dell’ASST di Monza.

Il disturbo primario del linguaggio (DPL)

Il disturbo primario del linguaggio (DPL) è un disturbo del neuro-sviluppo frequente in età prescolare e consiste nella difficoltà da parte del bambino ad acquisire la lingua a cui è esposto. “Si parla di disturbo primario poiché non è associato o derivante da altri disturbi e tende a presentarsi insieme ad altre vulnerabilità – spiega la logopedista Citerà – I dati epidemiologici più recenti indicano un disturbo primario del linguaggio nel 7% circa dei bambini, con prevalenza per il genere maschile. È possibile effettuare la diagnosi a partire dai 4 anni d’età. Prima di questo periodo si parla di late talkers o parlatori tardivi, cioè bambini che a 24 mesi hanno un vocabolario espressivo inferiore a 50 parole, oppure a 30 mesi manifestano assenza di linguaggio combinatorio”.

Come diagnosticare il DPL

Ai fini diagnostici e riabilitativi è importante valutare vari aspetti del linguaggio: “In primis la forma, in particolare l’elaborazione fonetica, fonologica, morfo-sintattica. Inoltre si valuta anche il contenuto, ovvero l’elaborazione semantico-lessicale; ed infine l’uso, quindi l’elaborazione pragmatica e discorsiva – sottolinea la dottoressa del centro Monza Medicina – Ciascuno di questi aspetti può essere valutato sia in produzione, cioè nel linguaggio espressivo, sia in comprensione, ovvero il linguaggio ricettivo. I disturbi di linguaggio non costituiscono una categoria omogenea: in alcuni casi, infatti, si limita alla difficoltà nella produzione linguistica, mentre nei casi più gravi si può estendere alla comprensione stessa del linguaggio”.

Che cosa fare se tuo figlio ha un DPL?

“I DPL possono essere trattati e risolti tramite un adeguato trattamento logopedico. Il logopedista provvede ad una valutazione del linguaggio del bambino e alla somministrazione di esercizi e attività, per lo più presentati in forma ludica, che permettono la risoluzione del problema di linguaggio rilevato” conclude la logopedista Jessica Citerà.

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