Covid-19 e vaccinazioni: ne parliamo con la dottoressa Rosella

Ormai da due anni siamo continuamente “esposti” a notizie sul Covid-19, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha coniato il nuovo termine “infodemia” per indicare tale situazione di “pandemia di informazioni”. Molte quindi sono le domande che i cittadini si fanno sia sulla malattia, che sulle vaccinazioni e le relative controindicazioni. Con la dottoressa Elena Rosella, medico infettivologo del centro Monza Medicina, abbiamo così provato a rispondere ad alcune delle principali domande che molti si stanno ponendo in questo periodo.

L’infezione da Covid-19

“È acquisito che alcune condizioni predispongono alla forma grave da Covid -19; per esempio l’età (sopra i 60 anni), il diabete, l’obesità, l’ipertensione ed ovviamente, chi ha contemporaneamente più fattori di rischio insieme, è candidato ad una possibile evoluzione sfavorevole con polmonite e insufficienza respiratoria che condizionano l’ospedalizzazione e il ricorso alle terapie intensive – spiega la dottoressa Elena Rosella – Questo perché la malattia da Covid -19 è tipicamente bifasica, ovvero all’inizio sembra un’influenza e spesso rimane con una sintomatologia lieve, magari con la sola perdita dell’olfatto oppure con po’ di febbre e dolori articolari: se però coesistono dei fattori predisponenti, la malattia può aggravarsi nel giro di una settimana, in quanto la risposta immunitaria dell’organismo dà luogo ad una infiammazione di grado elevato, la cosiddetta ‘tempesta citochinica’. Si è visto però che molto dipende dalla risposta immunitaria ‘innata’, ovvero quella precedente l’incontro con il virus, che in questo caso è spostata verso il versante pro-infiammatorio. E’ determinata geneticamente o condizionata da quei fattori di rischio di cui si parlava prima, oppure dall’immunosenescenza (con l’età si riduce l’efficienza del sistema immunitario) o ancora da una condizione di trombofilia (ipercoagulabilità del sangue)”.

Che fare dunque?

“E’ fondamentale usare le ‘armi’ a nostra disposizione come le vaccinazioni, l’utilizzo delle mascherine in caso di affollamento o di ambiente chiuso, lavaggio delle mani, insomma tutte misure che proteggono dalle malattie a trasmissione respiratoria; prova ne è la riduzione nella diffusione dell’influenza stagionale dello scorso anno – continua la specialista del centro Monza Medicina – Parlando delle vaccinazioni mi preme dire che il semplice contatto con un agente patogeno, in questo caso l’agente della malattia da Covid-19, non vuol dire in maniera automatica malattia, ma può voler dire semplice colonizzazione; in questo senso occorre interpretare il tampone molecolare per Covid-19 che rileva pochissime copie del virus. Lo sviluppo successivo della malattia da Covid-19 dipenderà da vari fattori sia intrinseci al virus quali la virulenza (aggressività) e la sua carica infettante (quantità di virus presente), che dalla efficienza del sistema immunitario dell’ospite  in questo caso l’uomo. E’ interesse biologico del virus moltiplicarsi il più possibile non danneggiando troppo l’organismo che lo ospita, così da trasmettersi ad un maggior numero possibile di altri esseri umani e sopravvivere il più a lungo possibile  (non è in grado di sopravvivere al di fuori di un essere vivente). Questo è il motivo per cui all’inizio di una pandemia un virus è molto virulento (wild type) e causa malattie gravi, mentre successivamente con l’affermarsi delle varianti si modifica geneticamente. Ogni giorno infatti il virus si moltiplica milioni di volte nel soggetto malato, selezionando dal punto di vista biologico la popolazione virale che meglio sfugge al sistema immunitario dell’ospite senza sacrificare però la capacità di replicarsi efficacemente (Fitness virale). In questo senso potrebbe (ce lo diranno gli studi clinici controllati) non essere una cattiva notizia l’affermarsi della variante Omicron”

E le vaccinazioni?

“Sono uno strumento essenziale di difesa e di scudo, contro una malattia infettiva così diffusibile che ha ripercussioni non solo sulla salute pubblica, ma anche sul tessuto sociale ed economico della società civile. Non dimentichiamo che il vaiolo è stato eradicato nel mondo grazie alla vaccinazione e la poliomielite è sotto controllo grazie alle vaccinazioni. Le nuove generazioni di genitori non possono ricordarlo, ma negli anni Cinquanta era normale avere compagni di classe zoppi o addirittura costretti nel polmone d’acciaio a causa della poliomelite. Per non parlare del tetano che oggi colpisce con esito infausto, solo i non vaccinati…e potrei continuare” aggiunge la dottoressa Rosella.

“Quindi alla fine la valutazione sull’opportunità del vaccinarsi o no è il frutto di una bilancia decisionale fra i possibili effetti collaterali di un farmaco (nel caso specifico il vaccino) e il beneficio atteso sia nel singolo individuo (che non si ammalerà o farà una forma lieve di malattia) che nell’intera società. In questo senso, la vaccinazione nei più piccoli non è solo una difesa del singolo, ma una protezione per tutta la popolazione generale e una difesa della qualità dell’istruzione, altrimenti il prezzo da pagare è una continua chiusura delle classi e un insegnamento in DAD – continua – Mi conforta peraltro constatare, che l’anamnesi negli HUB vaccinali viene praticata da personale sanitario esperto, che ben sa valutare la storia personale del soggetto candidato alla vaccinazione e le eventuali controindicazioni esistenti alla stessa nella singola persona”.

La terza dose booster quando va fatta?

“Lo sforzo della Comunità Scientifica effettuato in solo un anno con la messa a punto di vaccini efficaci, è stato eccezionale! Nel particolare, i vaccini ad RNA messaggero permettono di coniugare un alto grado di efficacia, con la possibilità di approntare in tempi brevi delle correzioni ai vaccini correnti, nel caso dovessero prevalere nuove varianti virali – conclude l’infettivologa del centro Monza Medicina – Infine qualcosa sugli attuali schemi vaccinali praticati in Italia: è noto che l’immunità acquisita contro il virus del Covid-19 comincia ad affievolirsi con il tempo, rendendo opportuna la revisione del ciclo vaccinale anti-Covid dei vaccini ad rna messaggero praticata attualmente e modificandola a tre dose: due ravvicinate e una terza a quattro/sei mesi dalla seconda dose”.

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