Poliposi naso-sinusale: ne parliamo con il dottor Ibba

La Poliposi naso-sinusale è una degenerazione della mucosa delle cavità nasali di origine infiammatoria. Ne parliamo insieme al dottor Tullio Ibba, otorinolaringoiatra specialista del centro medico Monza Medicina. Dal 2007 ha ricoperto il ruolo di Dirigente medico di I livello della divisione otorinolaringoiatria dell’Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano e dal 2016 è Dirigente medico di I livello all’ospedale Maggiore Policlinico di Milano.

Che cos’è la Poliposi naso-sinusale

La Poliposi naso-sinusale è una degenerazione della mucosa delle cavità nasali di origine infiammatoria, espressione di una infiammazione persistente. “L’origine della poliposi nasale può essere su base allergica oppure legata ad un’infezione ed in genere è caratterizzata da una produzione di muco nasale infetto e da una mancata risposta all’utilizzo di farmaci a base di cortisone – spiega il dottor Ibba – Spesso può anche essere associata con altre malattie come l’asma bronchiale o l’intolleranza all’aspirina”.

I sintomi e la diagnosi

La Poliposi naso-sinusale si manifesta principalmente con la chiusura nasale progressiva “in particolare se questo sintomo persiste per più di 8 giorni e in assenza di qualsiasi affezione stagionale – precisa lo specialista del centro Monza Medicina – Oppure si può manifestare anche con la fuoriuscita di muco dal naso, il calo dell’olfatto o con forti mal di testa”.

“Per la diagnosi è fondamentale conoscere la storia clinica del paziente ed effettuare una visita nelle cavità nasali ed anche un’endoscopia di quest’ultime. Nella pianificazione di un eventuale intervento chirurgico è essenziale poi una tac e la risonanza magnetica del massiccio facciale e in alcuni casi anche un tampone delle secrezioni nasali”.

La terapia farmacologica

“La terapia principale prevede l’utilizzo del cortisone per via orale o con spray nasale. Fondamentale un trattamento continuo in caso di associazione con l’asma, altrimenti verrà valutato di caso in caso – commenta il dottor Ibba – Per quanto riguarda lo spray nasale deve sempre essere preferito quando possibile. È indicato spruzzare con la testa in posizione abbassata per migliorare la penetrazione ed è utile anche come terapia di mantenimento dopo la terapia per bocca. Altrimenti è possibile utilizzare anche un antibiotico-terapia se è associata un’infezione oppure una terapia con antistaminico in caso di allergie”.

L’intervento chirurgico

Il trattamento chirurgico rimane fondamentale nella maggior parte dei casi, in particolare quando è presente una sofferenza importante da parte del paziente, quando non ha funzionato la terapia farmacologica o quando si presentano frequenti infezioni. “Oggi è fondamentalmente eseguito mediante tecnica endoscopia, sotto controllo di telecamere inserite nel naso. L’intervento chirurgico viene eseguito in anestesia generale della durata di 90/120 minuti circa e presuppone una notte di ricovero. I tamponi nasali (spugnette) posizionati al termine dell’intervento, vengono rimossi dopo 24 ore circa. Il paziente quindi viene dimesso mediamente il giorno dopo l’intervento e deve rimanere a riposo a casa per circa 7 giorni – conclude il dottor Ibba – Infine, dopo l’intervento, è necessario seguire alcuni accorgimenti: effettuare lavaggi nasali fino a una o due volte al giorno dopo i tre mesi, utilizzare spray cortisonici nel naso e recarsi in un ambulatorio di un otorino, nei 7/15 giorni successivi all’intervento, per rimuovere le eventuali croste nasali presenti. Infine sarà importante effettuare anche controlli nel tempo per valutare se la malattia è recidiva o meno”.

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