Oncoplastica cutanea: l’intervento chirurgico e il decorso post operatorio

Il trascorrere del tempo, l’invecchiamento cutaneo, l’esposizione agli agenti atmosferici e alcune particolari occupazioni determinato la comparsa sulla nostra pelle di neoformazioni che possono essere benigne, ma in alcuni casi anche maligne e pericolose per la nostra vita. In quest’ottica diventa quindi fondamentale il concetto svolto dall’oncoplastica cutanea che si occupa della rimozione dei tumori cutanei e della conseguente chirurgia plastica ricostruttiva.

Dopo aver parlato dell’importanza della visita medica preliminare e dei vari tipi di cancro della pelle, in questo terzo appuntamento sul tema “oncoplastica cutanea” andremo ad analizzare l’intervento chirurgico e il decorso post-operatorio per questo tipo di patologie. Ne parliamo sempre insieme al dottor Gianfranco Tunesi, medico chirurgo specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica, nonché specialista del nostro centro Monza Medicina.

La preparazione all’intervento chirurgico

Nella fase pre-operatoria in prima battuta viene accertata l’idoneità fisica del paziente attraverso un’accurata anamnesi ed esami clinici e strumentali nel caso in cui ci sono delle co-morbilità importanti associate. Devono essere segnalate eventuali terapie farmacologiche in atto e almeno una settimana prima dell’intervento è necessario sospendere l’assunzione di medicinali contenenti acido acetilsalicilico (come Aspirina, Vivin C, Alka Seltzer, ecc…). Inoltre il fumo limita il flusso del sangue alla pelle e può interferire quindi con i processi di guarigione: alcuni studi, infatti, hanno dimostrato che l’incidenza delle complicazioni è di circa 10 volte maggiore nei fumatori.

Il giorno precedente all’intervento è consigliato effettuare un’accurata detersione della sede della lesione. Inoltre è importante non applicare alcun make-up al viso il giorno dell’intervento e nemmeno indossare oggetti metallici come orecchini, piercing, anelli, collane e simili.

Oncoplastica cutanea: le modalità e la durata dell’intervento

L’intervento viene eseguito generalmente in anestesia locale tramite infiltrazione nei tessuti cutanei e sottocutanei di una sostanza anestetica, mediante iniezione. In casi particolari può però rendersi necessario l’associazione di una sedazione o l’utilizzo dell’anestesia loco-regionale.

L’intervento di asportazione di una neoformazione con il bisturi avviene generalmente seguendo alcune tappe fisse. Il chirurgo si occupa dell’asportazione di un settore di cute a losanga (forma romboidale), comprendendo in essa la neoformazione ad una distanza variabile dai suoi margini. Ne risulta quindi una perdita di sostanza cutanea a forma di losanga e poi i margini del difetto vengono approssimati e suturati. In genere si utilizza una “sutura intradermica”, ovvero facendo scorrere il filo nello spessore della pelle a “serpentina”, senza punti esterni. In altri casi la sutura viene eseguita mediante punti esterni. Per concludere, la sutura viene coperta e mantenuta ferma da cerotti ad alta aderenza (steri-strips), coperti infine da una garza.

In alcuni casi però non è possibile riparare il difetto per semplice avvicinamento dei margini della ferita. In questi casi quindi può essere necessario mobilizzare i tessuti vicini all’asportazione (lembo di vicinanza) o trasferire la cute da un’altra sede corporea attraverso un innesto. L’asportazione delle neoformazioni sottocutanee richiede, comunque, un’incisione cutanea. Il tessuto chirurgicamente asportato, se giudicato opportuno, viene inviato allo specialista anatomopatologo per valutare la radicalità chirurgica oncologica tramite l’esame istologico.

Il decorso post-operatorio

Il dolore dopo questo tipo di intervento, se presente, è generalmente modesto e di norma è controllabile con i comuni analgesici. Dovrà però essere evitato l’uso di farmaci contenenti acido acetilsalicilico, che potrebbero provocare sanguinamenti e quindi la formazione di ematomi. L’insorgenza di un dolore forte e persistente oppure di un improvviso gonfiore dell’area trattata potrebbe significare lo sviluppo di un ematoma o di un’infezione locale. In questo caso è necessario informare tempestivamente il chirurgo, che indicherà al paziente la miglior terapia per ogni caso.

Eventuali punti di sutura saranno rimossi dopo alcuni giorni e se ritenuto opportuno sarà eseguito un controllo intermedio. La comparsa di ecchimosi (lividi) può verificarsi in genere nell’area vicina a quella di intervento: solitamente durano circa dai 7 ai 10 giorni.  A guarigione avvenuta potranno essere prescritti trattamenti topici per ottenere una migliore cicatrice.

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