Disbiosi intestinale e sistema immunitario: ne parliamo con la dottoressa Rossella Iantorno
La corretta alimentazione e i giusti cibi possono aiutarci a combattere i principali virus, tra cui anche il Covid-19, supportando al meglio il nostro sistema immunitario? Oggi ne parliamo insieme alla dottoressa Rossella Iantorno, protagonista della quarta e ultima intervista a quattro specialisti del centro medico MOME – Monza Medicina nel campo della dietologia clinica, della nutrizione e dell’immunologia.
Leggi la prima intervista con il dottor Paolo Camagna
Leggi la seconda intervista con la dottoressa Elena Rosella
Leggi la terza intervista con la dottoressa Francesca Bergomas
La dottoressa Rossella Iantorno, specialista del centro MOME
La dottoressa Rossella Iantorno si è laureata in Medicina e Chirurgia all’Università degli Studi di Ferrara. Specialista del centro medico MOME, si occupa di nutrizione, disbiosi e immunità. Ha lavorato anche in diverse Rsa del milanese e ha pubblicato, in collaborazione con i dottori Lozio e Paganelli, il testo “Disbiosi e Immunità”.
Dottoressa Iantorno, molti in questo periodo si chiedono come una corretta alimentazione può aiutare il nostro sistema immunitario contro i virus e in particolare contro il Covid-19?
“Bisogna partire dal concetto di disbiosi intestinali, ovvero di alterazione della flora intestinale, che è alla base di una minor efficienza del sistema immunitario. Invece della normale flora colonizzante, infatti, c’è un’alterazione con aumentato sviluppo di germi patogeni che progressivamente porta a uno stato di infiammazione cronica latente. L’individuo spesso non se ne accorge perché non è legato a un’alterazione dell’evacuazione e non avverte sintomi direttamente riconducibili (a meno che questo sviluppo non conduca ad infezioni urinarie o altro…). Questa infiammazione latente determina conseguentemente una minore efficienza del nostro sistema immunitario e quindi una minor resistenza alle malattie e un maggiore stato di invecchiamento, tale per cui, ad esempio, due soggetti della stessa età possono mostrarsi visibilmente diversi”.
Da cosa può essere quindi determinata la disbiosi?
“Ci sono molti piccoli, ma grandi motivi. Ad esempio: una terapia antibiotica, senza adeguato supporto, può determinare un’alterazione della flora batterica nel tratto gastro-intestinale . L’antibiotico, infatti, ovviamente fa il suo lavoro, ma può distruggere la flora intestinale benefica e favorire il proliferare di quei germi non fisiologici e non utili al nostro organismo, causando quindi una condizione di “ disbiosi”. Un altro motivo potrebbe essere collegato alle cattive abitudini alimentari ormai consolidate nella maggioranza delle persone: colazione frugale o inesistente, assunzione di farine e zuccheri da panificazione industriale per sostenere i cali di energia durante la giornata e poi cena abbondante e spesso disordinata. Bisogna, invece, rispettare una giusta e sana cronologia alimentare: se devo partire per un lungo viaggio, infatti, faccio il pieno di carburante alla partenza e non all’arrivo. Quindi è importante fare una colazione ricca al mattino e poi piano piano ridurre la quota di cibo che si assume fino alla sera”.
Una causa della disbiosi potrebbero essere anche i ritmi frenetici a cui molte persone sono sottoposte?
“Certo! Se mangiamo male, in fretta e soprattutto non mastichiamo correttamente si può favorire l’instaurarsi di una disbiosi. Può sembrare banale, ma invece è fondamentale. Le prime sedute con i miei pazienti, infatti, sono sempre educative nei confronti del rapporto con il cibo e la tavola: il tempo per il pasto deve essere ritagliato e soprattutto bisogna imparare a masticare bene il cibo, visto che lo stomaco non ha i denti. Per poter elaborare il cibo rendendolo aggredibile dagli enzimi lo stomaco dovrà produrre acido cloridrico in grandi quantità, conducendo nel tempo e nei soggetti più predisposti ad alcune situazioni patologiche tipo gastrite e reflusso, con tutte le conseguenze che ne derivano. Imparare a mangiare correttamente e masticare lentamente, cosa non facile per chi è abituato alla velocità, aiuta anche a perdere peso in eccesso, senza eccessive rinunce”.
Andando a toccare il tema dell’alimentazione negli adolescenti, che consigli può darci?
“L’errore che in tanti genitori fanno è legato all’eccessivo utilizzo di zuccheri nell’alimentazione dei bambini: il gusto dolce, infatti, è un gusto che si educa. Se un bimbo è abituato a fare colazione al mattino con il latte al quale vengono aggiunti 1 o più cucchiai di zucchero, la prima volta che lo berrà al naturale senza zucchero o con un solo cucchiaino lo percepirà subito come amaro. Quindi il consiglio è di educare il bambino al gusto dolce naturale e insegnare ai genitori che lo zucchero è qualcosa da utilizzare con criterio, come quando i nostri nonni ci preparavano i dolci in occasione del Natale o del compleanno. Inoltre bisogna stare attenti anche all’eccessivo consumo di merendine o prodotti simili, che dovrebbero essere preferibilmente sostituite da frutta fresca: in questo caso quindi il problema per gli adolescenti non è la quantità di cibo, ma la qualità. Il consiglio quindi è di riprendere la sana e antica capacità di preparare dolci fatti in casa, ove ingredienti, qualità e quantità possono essere più controllati: ad esempio io preparo spesso una torta di mele senza zucchero e lievito ed è molto apprezzata da tutti”.
Cosa potrebbero fare le famiglie in questo periodo in cui molti ragazzi non praticato più sport e tanti sono anche a casa quotidianamente con la didattica a distanza?
“Si sa che molto spesso gli adolescenti non mangiano verdure, ma visto che ora tante famiglie passano più tempo a casa grazie allo smart working, è importante riappropriarsi del tempo da dedicare alla propria tavola e rispolverare i concetti della cucina mediterranea, dove per mediterranea intendo la cucina povera con tante verdure e poche altre cose. Il consiglio è di preparare piatti appetitosi con aggiunta di numerose verdure, sia per il maggior potere saziante che per gratificare l’occhio, visto che nell’alimentazione l’occhio vuole la sua parte. In questo modo otteniamo anche un grande risultato, che è quello di rallentare la produzione di insulina, mantenendo un indice glicemico relativamente più basso e quindi una minore facilità all’incremento ponderale.
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